Le scarpegghie di Natale



C'era un tempo in cui il Natale significava piccoli e grandi attorno ad un tavolo allungato, talvolta con l'aggiunta di un tavolino da picnic, perchè ci fosse posto per tutti.. e tovaglie a tema spaiate, bicchieri usa e getta per il brindisi, e piatti di colori e fogge diverse... che per tutti il servizio buono non bastava. E un vociare sonoro quando cominciavano i giochi, e l'odore agrodolce delle bucce di mandarino usate per coprire le caselle della tombola.. che numero è uscito? le gambe delle donne...cinquina! 

I regali? Forse, qualcuno...più spesso, una bustina con dentro una banconota ripiegata, un piccolo tesoro ricevuto, quasi di nascosto, dalle mani amorevoli di nonni e zie "così ti ci compri quello che vuoi". Mani che avevano lavorato tutto il giorno tra i fornelli e sapevano ancora di fritto, e di aglio, e di miele...e di tutti quegli altri profumi che riempivano le stanze della casa, rendendola così viva, così gioiosa. 

Sono tanti i ricordi dei Natali felici del passato, che custodisco nel mio cuore. Quelli delle persone amate, soprattutto, che oggi mi guardano da fotografie sbiadite, e che, pure in tempi di assenza, ritrovo così vive nei gesti che mi hanno insegnato. Tra quei ricordi ci sono le scarpegghie, frittelle poverissime, che mia zia Pina preparava la sera della vigilia, e che sono tipiche di Calitri, in provincia di Avellino, il paese dei miei nonni paterni. 

Pallide e fredde, perchè fritte in anticipo, zia le portava in tavola in una grande zuppiera di plastica, dove ciascuno pescava la sua. Al confronto degli altri dolci di cui era ricca la tavola, certo, erano poca cosa: acqua, farina, lievito, un poco di zucchero o di miele. Eppure, andavano a ruba. E non ne rimaneva neanche una. 

So che nei vicoli di Calitri, la sera della Vigilia, ancora oggi questa umile frittella è la regina della festa: ieri sera lo è stata anche in casa mia, perchè per la prima volta ho provato a onorare questa vecchia tradizione di famiglia. E, tempo di un morso, sono tornata a quei Natali dove c'erano tutti, e tutto era gioioso e semplice... e che per sempre rimarranno nel mio cuore.

Auguri di un sereno Natale a tutti

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Scarpegghie calitrane

(dosi per 4 persone)

250 gr. di farina

un cucchiaino di lievito di birra secco

un cucchiaino di zucchero

un pizzico di sale

acqua q.b.

zucchero o miele per guarnire

olio per friggere

Le scarpegghie sono fatte di una pastella levita di acqua e farina: in una ciotola mescolare la farina con i cucchiaini di lievito e zucchero, aggiungere acqua fino a che non si forma una pastella non troppo liquida nè troppo soda, solo dopo il sale. Sbattere energicamente la pastella con il cucchiaio usato per mescolare gli ingredienti perchè l'impasto prenda un po' di corda. Lasciare lievitare l'impasto coperto fino al raddoppio.

Friggere in abbondante olio caldo, colando l'impasto nell'olio con l'aiuto del cucchiaio. A cottura ultimata passar le frittelle nel miele (come ho fatto io) oppure in un po' di zucchero semolato. Servirle ben calde.




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